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Manoscritto con musica di Aimeric

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#  M u s i c A r t
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Tratto da Benedetta Ferracin [Tesi di Laurea], 2021.


Manoscritto di Musica e Poesia
di Aimeric de Pegulhan

Il CANZONIERE OCCITANO G
«il maggior monumento musicale trobadorico che l’Italia possiede»
Ugo Sesini


Tra il 1250 e i primi anni del 1300 il Veneto divenne il principale centro di raccolta di testi e di produzione di manoscritti in lingua occitana, producendo i due terzi delle fonti oggi conosciute. È dunque probabile che in questa regione sia stato redatto il manoscritto G che si distingue dagli altri canzonieri italiani, ma anche da quelli stranieri, perché conserva anche la notazione musicale rendendolo così particolarmente importante.




Il Canzoniere occitano G è conservato presso la Veneranda Biblioteca Ambrosiana di Milano con la segnatura R 71 sup.

Il manoscritto è stato compilato dalle carte 1-130 da un unico copista. Nel Canzoniere troviamo 170 componimenti lirici di cui 81 con melodie, 38 dei quali sono degli unica[1]. Questo fatto rende il Canzoniere G particolarmente prezioso sia in senso assoluto per quanto riguarda la musica dei trovatori, sia come testimonianza contraria all’abitudine tutta italiana nel separare le poesie dalle melodie. Nonostante la discrepanza tra il numero delle liriche e quello delle melodie, che rappresentano il 48% del totale, è bene ricordare che in realtà le linee per inserire la notazione musicale è presente in tutte le canso[2], segno che l’amanuense aveva intenzione di mettere la musica anche nelle restanti 89 liriche.

La diversa trasmissione che avevano i testi rispetto alle melodie, evidentemente il copista ha avuto delle difficoltà a recuperare la musica. Da qui i righi, purtroppo, vuoti. Per i versi poetici è molto probabile che l’amanuense abbia copiato un codice originario della Francia meridionale. Per quanto riguarda le melodie, aldilà degli unica, possiamo osservare, confrontandole con le medesime che sono state tramandate anche in altri manoscritti, numerose varianti melodiche, alcune anche di rilievo. È quindi possibile che le intonazioni musicali siano state trascritte così come erano conosciute nell’Italia settentrionale. Questo particolare ci fa apparire le melodie presenti in questo canzoniere ancora più ricche di fascino e storicamente maggiormente rilevanti.
 
I brani musicali sono notati su rigo con un numero di linee variabili, tendenzialmente oscillanti tra le cinque e le sei righe. Il rigo musicale è in inchiostro rosso. La notazione utilizzata è di tipo neumatico quadrato. La chiave più usata è quella di Do in posizione variabile a cui spesso si aggiunge, due righi più sotto, quella di Fa.
 
L’amanuense ha fatto in modo che l’intera melodia, nella quasi totalità dei casi, sia leggibile senza voltare pagina e questo particolare, insieme al fatto che il manoscritto è senza miniature e di piccole dimensioni, potrebbe dimostrare che si tratti un testo di uso pratico e non di divulgazione e conservazione del repertorio trobadorico. Ciò significa che il canzoniere probabilmente era utilizzato per delle esecuzioni da parte dei professionisti dello spettacolo. Se così fosse saremmo di fronte ad una testimonianza di estremo rilievo. Ad ulteriore riprova di questo fatto ricordiamo che il manoscritto G è uno dei pochi in cui le coblas successive alla prima, la quale è o dovrebbe essere notata, sono scritte verso per verso e non per esteso come se si trattasse di una scrittura in prosa[3].

Tra gli unica ritroviamo la quasi totalità di quelle di Aimeric de Pegulhan formate da un totale di otto melodie di cui quattro presenti nella sola redazione di G, una in G e in R e l’ultima in R e W. Di fatto, quindi, le melodie totali di Aimeric che ci sono rimaste sono sei, di cui cinque in G. A questo proposito è bene sottolineare che la canso Ingreu pantaus, presente solo in G, viene generalmente attribuita ad Aimeric, mentre Sesini la assegna, come indicato nel manoscritto G, al trovatore Girard lo Ros[4].

 
Di seguito si riportano le melodie di Aimeric come le ritroviamo nel Canzoniere G.
 
Aimeric de Pagulhan
Aimeric de Pegulhan, In greu pantais mate(n)guz, continuazione della lirica. Come si può osservare nella successiva canso dal titolo Car fui dedura coindauza[7], l’amanuense ha inserito l’esagramma, purtroppo vuoto, per riportare la notazione musicale. f. 083, ms. G, R 71 sup[8].
 

 
 
 In greu pantais mate(n)guz
Aimeric de Pegulhan, In greu pantais mate(n)guz[5] , f. 082, ms. G, R 71 sup[6].  

 

 
 
M.s. Aimeric de Pagulhan
Aimeric de Pegulhan, Per solaz d'altrui chan soue(n)[11] ed En amor trob alqes enqem re[12], f. 085, ms. G, R71 sup[13].
 

 

 
 
Aimeric de Pegulhan, ms
Aimeric de Pegulhan, Cel qi sirais ni guerea bamor[9], f. 084, ms. G, R 71 sup[10].  

 

 
 
Aimeric de Pegulhan
Aimeric de Pegulhan, continuazione di Si com l’arbres que per sobrecargar e inizio di Atressim p(re)n com fai aliugador[15], f. 087, ms. G, R 71 sup[16].  

 

 
 
Aimeric de Pagulhan, m.s. G
Aimeric de Pegulhan, continuazione di En amor trob alqes enqem re e inizio di Si com l’arbres que per sobrecargar, f. 086, ms. G, R 71 sup[14].  

 

 
 
Aimeric de Pegulhan, m.s.
Aimeric de Pegulhan, continuazione di Atressim p(re)n com fai aliugador[17] e inizio di Amors auos metessam clam[18], f. 087, ms. G, R 71 sup[19].  



[1] Marcello Schembri, I trovatori, Musica e Poesia, Varese, Zecchini Editore, 2018, p. 146.
[2] Francesco Carapezza, Il Canzoniere occitano G, Napoli, Liguori Editore, 2004, p. 52. Questo aspetto del Canzoniere G è presente anche in altre sillogi musicali trobadoriche come RWKV.
[3] Marcello Schembri, I trovatori, Musica e Poesia, Zecchini Editore, Varese, 2018, p. 146.
[4] Il musicologo italiano, pur sapendo che la composizione viene assegnata ad Aimeric, propone una interessante riflessione facendo una distinzione tra il testo e la linea melodica. Se infatti per Sesini la lirica può essere attribuita a de Pegulhan, al contrario la musica conserva «tutti i caratteri d’una maggiore antichità ed uno stile conforme a quello delle prime generazioni trobadoriche». Cfr. Ugo Sesini, Musiche trobadoriche, Napoli, Quaderni del R. Conservatorio di musica di Napoli, 1914-XIX, p.30. Ricordiamo che lo Ros svolgeva la propria attività alla fine del XII secolo, mentre Aimeric nella prima metà del XIII secolo. Sesini così prosegue nella disamina della melodia di Ingreu pantaus: «Come altrove osservai, questa melodia, si impronta con straordinaria somiglianza allo stile gregoriano; le sue movenze, le sue clausole riproducono fedelmente formule contenute in graduali, in gloria, in toni salmodici. Tutto ciò depone per l’antichità della melodia e dimostra assai mal fondata l’opinione di quei musicologi che vorrebbero riconoscere nelle canzoni trobadoriche caratteri tonali molto diversi da quelli ecclesiastici». Cfr. Ugo Sesini, Musiche trobadoriche, Napoli, Quaderni del R. Conservatorio di musica di Napoli, 1914-XIX, p.31. Se fosse, come sostiene Sesini, la melodia di Ingreu pantaus di Girard lo Ros, essa sarebbe l’unica di questo trovatore.
Girard lo Ros o Guiraudo lo Ros (ca. 1185-1194/5) fu uno dei più importanti uomini di cultura dell’attivo ambiente letterario di Tolosa alla fine del XII secolo. Di lui ci restano sette liriche. In vita, e anche dopo, lo Ros fu molto noto come attestano i numerosi manoscritti che ci tramandano le sue liriche. Cfr. Saverio Guida, Gerardo Larghi, Dizionario Biografico dei Trovatori, Mucchi Editore, Modena, 2014, pp. 279-280.

MANOSCRITTO
[5] Cfr. Francesco Carapezza, Il Canzoniere occitano G (Ambrosiano R. 71 SUP.), Liguori Editore, Napoli, 2004, p. 370.
[6] Cfr. url: http://ambrosiana.comperio.it/opac/detail/view/ambro:catalog:91073 [27/11/2023]. Il ms. attribuisce questo brano a Giraut Lo Ros.
[7] Cfr. Francesco Carapezza, Il Canzoniere occitano G (Ambrosiano R. 71 SUP.), Liguori Editore, Napoli, 2004, p. 370.
[8] Cfr. url: http://ambrosiana.comperio.it/opac/detail/view/ambro:catalog:91073 [27/11/2023].
[9] Cfr. Francesco Carapezza, Il Canzoniere occitano G (Ambrosiano R. 71 SUP.), Liguori Editore, Napoli, 2004, p. 372.
[10] Cfr. url: http://ambrosiana.comperio.it/opac/detail/view/ambro:catalog:91073 [27/11/2023].
[11] Cfr. Francesco Carapezza, Il Canzoniere occitano G (Ambrosiano R. 71 SUP.), Liguori Editore, Napoli, 2004, p. 373.
[12] Ibid.
[13] Cfr. url: http://ambrosiana.comperio.it/opac/detail/view/ambro:catalog:91073 [27/11/2023].
[14] Cfr. url: http://ambrosiana.comperio.it/opac/detail/view/ambro:catalog:91073 [27/11/2023].
[15] Cfr. Francesco Carapezza, Il Canzoniere occitano G (Ambrosiano R. 71 SUP.), Liguori Editore, Napoli, 2004, p. 375.
[16] Cfr. url: http://ambrosiana.comperio.it/opac/detail/view/ambro:catalog:91073 [27/11/2023].
[17] Cfr. Francesco Carapezza, Il Canzoniere occitano G (Ambrosiano R. 71 SUP.), Liguori Editore, Napoli, 2004, p. 375.
[18] Ibid. p. 376
[19] Cfr. url: http://ambrosiana.comperio.it/opac/detail/view/ambro:catalog:91073 [27/11/2023].




𝐵𝑒𝑛𝑒𝑑𝑒𝑡𝑡𝑎 𝐹𝑒𝑟𝑟𝑎𝑐𝑖𝑛
27/11/2023
© 2023





Benedetta Ferracin | Presidente dell'Associazione culturale Musica & Arti del Benessere, insegnante e musicista specializzata in Flauto dolce con una tesi dedicata a due trovatori in Veneto è ideatrice della rubrica in-formativa MusicArt.

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